Legge Merlin: il confronto tra l’Italia e il resto d’Europa

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Da almeno tre decenni a questa parte, un tema caldo del dibattito pubblico e politico del nostro paese riguarda l’eventuale modifica della Legge Merlin. Ad onor del vero, la discussione attorno a questa legge dello stato è assai elevata sin dal momento in cui, nell’ormai lontano 1958, fu promulgata dagli allora membri del parlamento italiano.

La sua introduzione bandì, definitivamente, le cosiddette “case di tolleranza“, nel volgo comune denominate anche “bordelli” o “casini”, dove gli uomini si appartavano con donne che, legalmente riconosciute dallo stato, esercitavano la professione di “prostituta”. La loro presenza era capillare nella maggior parte dei capoluoghi. E non solo.

Legge Merlin, via via meno stringente per combattere le organizzazioni criminali

La promotrice della legge fu la senatrice Lina Merlin, deputata del Partito Sociaista, che trovò ampio appoggio da parte delle più importanti forze parlamentari. Oltre al PSI, infatti, la legge trovò il sostegno della Democrazia Cristiana, sostenuta da una forte base dell’elettorato cattolico, e del Partito Comunista, che sostenne l’iniziativa intravedendo un segnale di tutela per la dignità di ogni singola donna.

La prostituzione nel nostro paese, quindi, fu abolita per legge, ma l’applicazione integrale della stessa, in buona sostanza, non è mai avvenuta. D’altro canto, eliminare il mestiere più antico del mondo, è un’impresa impossibile. Ed anche all’epoca della promulgazione della Legge Merlin, più di un intellettuale o giornalista metteva in guardia sulla reale efficacia di questa normativa, nobile negli intenti ma tutt’altro che semplice da traslare all’atto pratico.

Nei lustri successivi, purtroppo, la prostituzione illegale, quella in mano in buona sostanza alla criminalità organizzata, si è fatta via via sempre più dilagante, con ragazze, in molti casi, costrette ad esercitare la professione in strada. Un fenomeno che ha costretto, di fatto, a rendere via via sempre meno stringenti le norme incluse nella “Legge Merlin”, senza rinunciare, da parte dello Stato, ad una dura battaglia alla prostituzione esercitata sui marciapiedi, con leggi apposite a tutela delle donne ridotte in stato di schiavitù.

Oggi, infatti, la legge prevede che la prostituzione sia illegale se esercitata in un luogo pubblico, ma è tollerata qualora avvenisse in case e abitazioni private, a patto, per quanto ovvio, che la donna eserciti liberamente questa professione. Un duro colpo al racket della prostituzione stradale è stato inferto anche grazie alla diffusione, su larga scala, della grande rete telematica.

In Europa sono ben sette gli stati che hanno adottato un modello regolamentarista

Grazie ad internet, infatti, è possibile trovare qualche annuncio di donna cerca uomo bologna o in altre grandi città italiane, inserito da donne che, in piena libertà e coscienza, hanno deciso di esercitare questa professione risultando, in talune circostanze, di grande sollievo per tutti quegli uomini che, per i più disparati motivi, non riescono ad avere una vita affettiva soddisfacente nella vita di tutti i giorni.

Mentre in Italia si discute, nuovamente, se modificare o abrogare la Legge Merlin, istituendo una nuova regolamentazione della prostituzione nel nostro paese, altri paesi europei hanno regolamentato la prostituzione, riconoscendo alle professioniste di questo settore tutte le tutele e gli obblighi (tasse, ad esempio) di qualsiasi altro lavoratore.

Sono ben sette le nazioni continentali che hanno adottato un modello regolamentarista della prostituzione: Germania, Olanda, Austria, Svizzera, Ungheria, Lettonia e Grecia. In questi paesi, in buona sostanza, esistono dei luoghi specifici destinati alla prostituzione. L’esempio più noto, nonché il più longevo a livello europeo, riguarda l’Olanda, dove esistono quartieri a luci rosse dove le donne, nel pieno rispetto della legge e seguite dal punto di vista sanitario, possono esercitare la professione.

Pagare le tasse e controlli sanitari, sono due richieste che le escort italiane chiedono, da almeno due decenni, tramite  alcune associazioni, ma al momento nulla, nel nostro paese, è stato modificato. I tempi, tuttavia, sembrano ormai maturi per l’adattamento di un nuovo modello regolamentarista anche lungo lo Stivale.

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