Dopo 11 anni abbiamo deciso, come presidenza Italiana del Semestre europeo, di chiamare a raccolta 30 Paesi per rimettere al centro le politiche relative allo sviluppo sostenibile, alla crescita e alla cooperazione nel Mediterraneo. Abbiamo avuto un importante confronto con gli altri Stati per ribadire l’importanza di una strategia globale che si occupi, da subito, del tema mondiale della sicurezza alimentare.
Abbiamo risolto definitivamente una questione aperta da troppo tempo come quella sul digestato. Ora siamo pronti per un intervento sulle zone vulnerabili e ci impegniamo entro poche settimane a presentare richiesta alla Commissione europea. Insieme al Ministero dell’Ambiente proseguiremo il lavoro di concerto per una revisione della Direttiva Nitrati, per adeguarla ai più recenti studi scientifici, che hanno dimostrato il limitato contributo del settore agricolo a questo tipo di inquinamento delle acque.
Esprimo grande soddisfazione per il lavoro portato avanti in sinergia con la Commissione agricoltura e la commissione bilancio. Un particolare ringraziamento al relatore On. Mauro Guerra per il costante confronto di questi giorni. In questo modo rafforziamo ulteriormente gli strumenti a disposizione degli operatori del comparto per rilanciare il settore e incentivare il ricambio generazionale come stiamo facendo con Campolibero. In un momento economico ancora delicato, rispondiamo con azioni concrete, e non con i tagli, alle esigenze delle nostre imprese.
“È la prima volta che una pratica agricola consegue questo autorevole riconoscimento. La notizia, arrivata dalla nostra delegazione presente a Parigi, mi riempie di orgoglio e di soddisfazione. Questa iscrizione rappresenta una svolta a livello internazionale, poiché finalmente anche i valori connessi all’agricoltura e al patrimonio rurale sono riconosciuti come parte integrante del più vasto patrimonio culturale dei popoli.
“L’incontro di oggi con gli Enti Caritativi è servito per un aggiornamento operativo e strategico per il sostegno a tante persone che chiedono aiuto. L’assistenza alimentare di oltre 4 milioni di cittadini indigenti è un dovere per il Governo. Per questo in sinergia con il Ministro Poletti abbiamo costruito un piano di interventi a favore di chi soffre di povertà alimentare con una dotazione finanziaria importante. Fino al 2020 avremo oltre 400 milioni dall’Ue ai quali aggiungiamo più di 70 milioni di euro di quota nazionale. Per l’emergenza di quest’anno abbiamo deciso di anticipare il massimo della quota nazionale fin da subito con i primi 40 milioni di euro per gli aiuti alimentari. Abbiamo già chiuso le gare per 45mila tonnellate di prodotti che saranno consegnati quanto prima agli Enti caritativi, affinché possano essere garantiti pasti e pacchi alimentari a chi ne ha bisogno. Non ci limitiamo a questo intervento e abbiamo stanziato ulteriori 5 milioni di euro con risorse del Ministero delle politiche agricole per il 2015 che andranno a rafforzare il piano che gestiamo con Agea. Ben vengano anche ulteriori fondi da iniziative parlamentari in tal senso e mi auguro che le ipotesi si trasformino in fatti, perché su questo tema credo sia vietato speculare”.
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(Intervista a Sette – Corriere della Sera del 8 agosto 2014)
Giovanissimo, ma con un Dna politico di cui va fiero: Pds-Ds. Identitario senza esagerare: «L’Italicum può decisamente migliorare, ma conosco la fatica della mediazione politica». Maurizio Martina, 36 anni, atalantino sfegatato, è il ministro dell’Area riformista, la minoranza Pd lealista. Nell’estate delle tagliole e dei canguri senatoriali, ha l’ambizione di cambiar pelle al dicastero dell’Agricoltura per farlo tornare ai fasti cavouriani. Dice: «Qui ci sono grandi professionalità, ma i tempi di reazione sono spesso da burocrazia pachidermica». L’intervista si svolge nella sua enorme stanza ministeriale. Sul tavolo ha un libretto che parla di eco-mafie e dei rischi di investimenti malavitosi nell’agroalimentare. Il Tg annuncia difficoltà nel trovare un accordo sulla riforma del Senato. Martina non ha dubbi: «Il bicameralismo va cambiato. Lo capisce anche chi non si occupa di politica». Obietto: «È sicuro che i piccoli imprenditori agricoli siano interessati alla riforma di Palazzo Madama?». Replica secca: «Sì, certo. Capiscono che le Istituzioni devono cambiare».
(Intervista a Repubblica.it – La Repubblica delle idee del 21 novembre 2014)
“Girando l’Italia sto incontrando moltissimi ragazzi che hanno deciso di investire in agricoltura e nel settore agroalimentare. A partire dai giovanissimi che scelgono gli istituti agrari e le facoltà di Scienze Agrarie con una crescita del 44% delle iscrizioni rispetto allo scorso anno, a coloro che rilevano e innovano aziende già esistenti o di famiglia, fino a chi ci investe tutto partendo da zero”, afferma Maurizio Martina, ministro delle Politiche Agricole, Alimentari e Forestali, che sarà ospite di Repubblica delle Idee a Reggio Emilia domenica 30 novembre per l’incontro “Dalla terra alla tavola, la buona filiera” insieme al presidente di Coop Italia Marco Pedroni e ai produttori Giannola Nonino e Pasquale Forte.
Il ministro, che assisterà anche al Next, dedicato questa volta all’innovazione nell’alimentazione, considera il ricambio generazionale una priorità: “Oggi è fondamentale per il sistema agroalimentare diventare sempre più attivo e dinamico. È così che in Lombardia troviamo ragazzi che coltivano fragole in serre completamente coperte da pannelli fotovoltaici. Oppure penso all’azienda italiana, tutta di under 40, che ha brevettato la prima macchina da caffè e una linea di alimenti per gli astronauti”.
(Intervista a La Stampa del 20 novembre 2014)
“Noi non siamo dei signor no. Siamo quelli che, gelosi delle proprie idee, vogliono lavorare testardamente per rafforzare sempre più i provvedimenti del governo e vincere, insieme, la sfida del cambiamento: lo abbiamo fatto con il Jobs Act e lo faremo con la legge di stabilità”. Quando dice «noi», il ministro dell’Agricoltura Maurizio Martina parla di Area riformista, quella parte della minoranza Pd guidata dal capogruppo Speranza che si è riunita sabato scorso a Milano.
Il ‘piano Agricoltura 2.0’ ha un obiettivo ambizioso: eliminare la burocrazia inutile e ridurre a zero l’utilizzo di carta. Si tratta di un intervento importante di semplificazione nel settore agricolo, che introduce sei strumenti innovativi per 1,5 milioni di aziende. Attraverso la Domanda Pac precompilata dal marzo del 2015 evitiamo perdite di tempo agli agricoltori agli sportelli, con un’operazione simile al 730 precompilato per i cittadini. Mettiamo in condizione 700mila piccole imprese di inoltrare la domanda PAC con un semplice click. Si potrà anticipare al 100% il pagamento degli aiuti a giugno invece che a dicembre per circa 4 miliardi di euro su 1 milione di domande PAC. Attraverso l’Anagrafe unica le istituzioni condividono le informazioni senza chiederle ogni volta, mentre con la Banca dei Certificati online niente più file agli sportelli e un risparmio stimato di circa 25 chili di carta per azienda. Il ‘piano Agricoltura 2.0’ è un altro importante passo che va nella direzione di una Amministrazione realmente al servizio degli agricoltori.
Il decreto “terrevive” consente la messa in vendita o in locazione di 5.500 ettari di terreni agricoli pubblici, con prelazione agli under 40, in attuazione dell’art. 66, del decreto-legge 24 gennaio 2012, n. 1, convertito, con modificazioni, dalla legge 24 marzo 2012, n. 27.
Il provvedimento, di concerto con il Ministero dell’Economia e delle Finanze, individua i terreni coinvolti che appartengono nello specifico al Demanio (per 2480 ettari), al Corpo forestale dello Stato (2148), al Cra – Consiglio per la ricerca e sperimentazione in agricoltura (882). Ai terreni alienati o locati non potrà essere attribuita una destinazione urbanistica diversa da quella agricola prima di 20 anni dalla trascrizione dei contratti nei pubblici registri immobiliari.
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